Nell’ambito dell’evento torinese “Poesie Perle State” organizzato dal poeta Max Ponte, il 15 Luglio alle ore 18:30 alla Libreria Belgravia di via Vicoforte 14/d a Torino, il poeta e scrittore romano Stefano Labbia presenterà il suo ultimo libro di poesie “I giardini incantati” (Talos Edizioni) con l’introduzione di Silvia Carone Fabiani. Stefano Labbia è anche nelle fila degli autori dell’Associazione Culturale Internazionale “Aster Academy International” Classe 1984, è un giovane autore romano di origine brasiliana. Tra le molte attività che lo vedono coinvolto c’è quella di sceneggiatore, è stato conduttore e curatore di un programma sulla radio indipendente Deliradio.it. e scrittore. All’attività di scrittura Stefano Labbia dedica gran parte del suo tempo, infatti ha pubblicato / è presente in: Un penny dall’inferno (Senso Inverso Edizioni – 2017 – Raccolta di racconti horror di autori vari); antologia poetica Versus Sulmona 2016 – 2017 Lupi Editore (autori vari); antologia di racconti Oceano di Carta 2017 (Senso Inverso Edizioni – 2017); antologia “Una città che scrive” 2017 (autori vari). Inoltre collabora dal 2016 con i portali MyReviews.it(sezioni cinema ed editoria) e The Freak (autore – poeta) e dal 2017 scrive per Il Nostro, free press magazine mensile. Nel 2017 per Talos Edizioni, Labbia ha pubblicato I Giardini Incantati, la sua seconda raccolta poetica. Rispetto alla prima silloge, uscita nel 2016 col titolo Gli Orari del Cuore (Casa Editrice Leonida), questa volta emerge più maturità e consapevolezza delle emozioni, prima vissute e poi raccontate. Quel groviglio emozionale che a tratti si percepiva nella precedente raccolta, ne I Giardini Incantati è diventato un ricordo, materiale narrativo da condividere con chi ha il desiderio di lasciarsi coinvolgere. Ancora una volta sono i sentimenti e le emozioni più intime a dominare le liriche del giovane autore romano e, come in passato, esse sono raccontate con lucidità e trasparenza. Ogni poesia assomiglia a un’esperienza unica, isolata e fissata nel tempo che insieme alle altre ricostruisce una storia, un percorso, un luogo. Ed è in questi luoghi, in cui l’autore è stato, o vorrebbe stare, che il lettore può ritrovarsi e rivivere quelle emozioni nascoste dal tempo. Le poesie di Stefano Labbia assomigliano a delle oasi, vere e proprie oasi di carta e inchiostro, in cui il confine tra realtà e suggestione crea un’atmosfera quasi fiabesca, incantata, come direbbe l’autore; come succede in A Rina, una delle composizioni più intense della raccolta e dedicata alla nonna mai conosciuta alla quale l’autore dedica versi intrisi di realtà e sogno, biografia e immaginazione (colla tua piccola insenatura, / al lato della bocca / ed il tuo piccolo difetto / dietro al collo. / Petali rossi si dischiusero per assaporare il vento…). Una tematica ricorrente nella poetica dell’autore è l’amore, declinato questa volta nella sua forma più passionale come accade ad esempio in Letizia (E poi ti spogli… / e lenta gemi, /sospiri, / unisci me a te. / Te a me) e in Cuore d’amante, dove emerge lo stato di disillusione che spesso fa seguito alle passioni consumatesi velocemente. Tra le composizioni della raccolta trovano spazio anche quelle dedicate all’introspezione e agli interrogativi esistenziali davanti ai quali molto spesso l’autore tradisce un senso di smarrimento e una vaga inquietudine ( Persi la via morendo di seteOrdunque io cosa sono, Padre?Merito un’altra strada?). La speranza di poter rispondere a tali interrogativi è riposta nell’ultimo componimento che, non a caso, chiude ad anello l’intera raccolta. La poesia, nel titolo (Nei giardini perduti) e nel contenuto, rievoca ancora una volta quei luoghi e quei posti in cui spesso il poeta ha smarrito sé stesso, ma altrettante volte, come un moderno Orlando furioso, si è ritrovato recuperando il senno perduto (Ecco che nei giardini perduti / ho ritrovato il senno / di quanto avevo smarrito). Con I giardini incantati Stefano Labbia ci regala una raccolta di componimenti intensi e sinceri che assomigliano molto a delle cartoline colorate che ritraggono luoghi e paesaggi lontani che alla fine, se ci si guarda dentro, sono invece incredibilmente vicini.